“Quando sei qui con me
Questa stanza non ha più pareti
Ma alberi
Alberi infiniti
Quando sei qui vicino a me
Questo soffitto viola”

Sarebbe bello poter dedicare queste note di Gino Paoli ad una donna, ad un uomo o a qualsiasi persona decidiate di amare in questa vita. Mai avremmo pensato di doverli invece rivolgere ad una “quarantena”, che ci costringe tra le quattro mura di un’abitazione e tra i mille voli pindarici della nostra immaginazione che ci spinge verso i posti che abbiamo visitato in passato, i luoghi in cui vorremmo trovarci adesso e le città che vorremo scoprire appena finirà tutto questo. Perché dovrà finire tutto questo, vero?
Non amo la deriva cinematografica che ha preso questa storia dell’andrà tutto bene, perché di solito quando si dice così finisce per andar bene meno di niente, e di sicuro non è andata bene già a molte persone finora. Preferisco concentrarmi sul dato statistico che dovrà finire, non so quando, ma dovrà finire.
E intanto? Nel frattempo c’è Netflix, c’è Prime Video, adesso c’è anche Disney +, c’è l’evasione che riesce a dare una bustina di ketchup su una patatina surgelata, barlume sfocato di un mega panino da pub del venerdì sera, o magari del giovedì sera, il sabato, la domenica, insomma un giorno qualsiasi della settimana. O magari il vantaggio di poter declinare un invito: No, stasera non mi va. A saperlo che ci saremmo rinchiusi per mesi e mesi in casa, avremmo accettato anche l’invito del nostro peggior nemico pur di sentirci liberi come non lo siamo adesso.
Noi non sappiamo cosa siano le frontiere, siamo nati (per fortuna) in una terra libera: di muoverci, di viaggiare, di scoprire, di conoscere. Noi chi? Noi di una generazione fortunata: chi oggi ha tra i 30 e i 40 anni ha vissuto un po’ di tutto. In ordine sparso: due millenni, la caduta del muro (quello vero, non la pagliacciata di Trump), l’entrata in Europa, il programma Erasmus, il Napoli di Maradona (questa avrei voluta conservarla per un Oscar, ma dubito che raggiungerò la stessa fama di Sorrentino) e quello di Sarri (che per ovvi motivi ricorderò sempre con nostalgia e rabbia), il cambiamento climatico, la crisi finanziaria.
A pensarci bene, cosa ci mancava? Una guerra, preferibilmente mondiale. Ed eccola qui la nostra guerra, con un nemico che non indossa divisa. Non che ne sentissimo l’estremo bisogno di completare la lista, eppure eccola qui la quarantena. In un mondo parallelo stile The man in the high castle ci chiederebbero di imbracciare un fucile e andare al fronte, nel nostro mondo esistono miliardi di fronti: sono i bunker delle nostre case, e quando vi sembrano strette (perché capita a tutti almeno una volta al giorno) pensate a Mandela ed immaginate dove vorreste essere. Poi prendete un foglio, appuntatelo e promettetevi che ci andrete. Quando? Quando finirà tutto questo. Perché dovrà finire, prima o poi!